Il Vallo di Adriano in pericolo

Il celebre muro rischia l’abbandono. Un altro caso di chiusura per mancanza di fondi. Questa volta non in Italia. Ma nel Regno Unito, dove la fondazione che tutela la barriera costruita dall’imperatore romano contro i barbari sta per chiudere. Non ci sono più risorse. E la salvaguardia di questa grandiosa eredità è a rischio.

L’imperatore Adriano impiegò cinque anni a costruirlo. Dal 122 al 127 dopo Cristo. Oggi, diciannove secoli dopo, la sua opera potrebbe finire in rovina. I britannici stanno infatti per dichiarare forfait: non ci sono più soldi per mantenere il monumentale muro, alto sei metri e largo tre, che doveva dividere l’impero romano dai barbari.

Sono finiti i fondi per restaurare e valorizzare il Vallo di Adriano, una delle più importanti attrazioni culturali dell’Inghilterra, capace di portare nei suoi 11 musei sparpagliati lungo i 117 chilometri della barriera oltre un milione di turisti a stagione. Tanti. Ma non abbastanza. Così un altro pezzo di storia rischia di naufragare per via della crisi. E questa volta non in Italia, ma Oltremanica.

A dare l’allarme è il direttore della Fondazione che nel 2007 si è presa l’incarico di rilanciare il Vallo, già allora divorato dalle erbacce. In un’intervista all'” Indipendent ” Linda Tuttiet ha confermato oggi che l’organizzazione di cui è a capo sta per chiudere. Meglio: che non arriverà a fine settimana. «Il futuro è incerto. Siamo tutti impegnati a trovare una soluzione, ma ancora non c’è un piano. E soprattutto nessuno ha i soldi per farlo».

«È spaventoso pensare che uno dei principali patrimoni culturali della Gran Bretagna non sia mantenuto adeguatamente», continua: «Sono sicura che non accadrà: stiamo cercando di mettere in campo tutte le risorse possibili». Le autorità locali e nazionali sono a un tavolo con l’Unesco (la barriera di confine è patrimonio mondiale dell’Umanità) per capire come continuare a preservare il muro dal declino una volta che la fondazione sarà chiusa.

I fondi d’altronde, spiega l’Indipendent, erano finiti ormai da sei mesi. «Speriamo e preghiamo perché si trovino i soldi necessari a salvare il monumento», conclude Tuttiett. Rimettendo la tutela nelle mani delle autorità, e degli oltre 300 piccoli proprietari con un pezzetto di terra all’ombra del vallo. Fino a che non crolli.

di Francesca Sironi su espresso.repubblica.it

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