Le mura poligonali di Amelia

 

LE MURA POLIGONALI DI AMELIA

Il percorso di Ronda Medievale tratto Via Nocicchia

di
Tania Suadoni e Andrea Lisciarelli

Foto cinta muraria poligonale

Il nome antico della città di Amelia, deriva da Ameria, e trova le sue origini nelle testimonianze di Catone citato da Plinio, secondo il quale intorno al 1132 a.C., la città venne restaurata da Ameroe nell’assetto politico ed urbano. L’importanza del sito è testimoniata dall’imponente cinta muraria in opera poligonale, che cinge ancora oggi, l’Urbe per circa 2Km., racchiudendo un territorio di circa 25 ha. Quello che è giunto a noi dalle fonti storiche del mondo Romano, narra di un’importante città che batteva moneta, solo dopo essersi alleata con Roma, si delineerà la sua salita politica a Municipio. A ricordare la Romanità della città vi è il ritrovamento fortuito della Statua dell’Imperatore Germanico, in bronzo conservata nel museo cittadino. Il legame con Roma sarà preponderante fino al Medioevo; in alcuni scritti rinvenuti nell’ Archivio Storico della città, si annovera la visita di un Podestà venuto da Roma, fatto storico questo, ricordato ancora oggi tutti gli anni, con la rievocazione storica del Palio dei Colombi.Tornando a disquisire sull’importanza della cinta muraria, è doveroso sottolineare, come questa grande opera sia stata costruita in età preromana a roccaforte della città, eretta in punti geograficamente scoperti da difendere, e continuamente ricostruita, restaurata, elevata in altezza ed ampliata, in Età romana e Medievale, con tecniche e stili leggibili. Il 16 Gennaio 2006, è avvenuto il crollo di una grande porzione delle mura, lungo Via Nocicchia, aprendo uno squarcio, ancor oggi non sanato. Questo evento violento, ha permesso però di scavare per la prima volta, con tecniche microstratigrafiche l’area, lungo un fronte di oltre m.20 riportando alla luce quello che da centinaia di anni era stato coperto e dimenticato sotto la terra e le opere dell’uomo moderno.

Foto del tratto di mura crollate e copertura futuristica

La porzione di mura crollate hanno interessato il piede della struttura poligonale, e le murature sovrastanti in altezza riferibili all’età medievale, probabilmente a seguito di rotazione verso l’interno delle stesse poligonali. Ancora oggi non sono state chiarite le cause del disastro, lo squarcio è ancora aperto, e protetto da copertura futuristica ben visibile che ne appanna l’importanza. L’area al di sopra delle mura crollate, era occupata dal parcheggio pubblico difronte alle Poste,che si trovava solo cm. 50 più in basso del colmo delle mura, già area comunale di deposito, nei decenni precedenti. L’evento di frana ha creato un cono di deiezione di detriti e acqua che ha reso impatricabile ed instabile l’intera area per alcuni mesi.

Si è successivamente proceduto ad alleggerire l’area del parcheggio sovrastante, con mezzi meccanici, poi nell’avvicinamento alle mura le lavorazioni sono state effettuate manualmente.
Gli scavi archeologici in questa area hanno avuto burocraticamente una durata di cinque anni, in cui lunghe sono state le interruzioni per le lavorazioni edili del cantiere stesso.
Le indagini sono iniziate dalla Postierla, per poi risalire e scoprire il percorso di ronda lungo tutta la cinta muraria, fino ad allora supposto ma mai verificato. Nel 2006 il crollo ha inesorabilmente cancellato parte dello stesso, e gli scavi sono proseguiti nel percorso a monte del crollo, fino al limite invalicabile del cantiere stesso.

Lo scavo archeologico sul percorso di ronda a valle del crollo

Questa prima parte delle indagini sono state effettuate prima dell’avvenuto crollo, a partire dalla Postierla medievale di forma quadrata ( già oggetto di restauri e scavi negli anni ’90), che con le mura di cinta presentavano dal 2005 smottamenti e distaccamenti del paramento murario, spesso causati da piante di Fico cresciute copiosamente negli anni, e da non meglio identificate infiltrazioni acquifere.

 

Piano di calpestio del percorso di ronda a valle del crollo
Crollo interno del percorso di ronda a valle del crollo, particolare.

Lungo tutto il tratto che misura m. 54, compare un terreno a matrice sabbiosa molto sciolto con tegole, coppi e molti conci in calcare pertinenti alle mura stesse, con uno spessore che và da 1,2 m. a 0,3 m. al di sopra del crollo. Questo ha fatto ipotizzare che si trattasse dei residui della copertura con pali lignei e forse tegolame, e parte dell’alzato del muro del percorso di ronda stesso. Sulla cinta si delineano a spazziature regolari finestre da tiro, con spallette laterali in calcare, e tetto a cappuccina monolitica in calcare, in due casi molto lesionate, al livello pavimentale. Il piano di calpestio è largo m. 2,10 presenta tracce di un battuto terragno, lungo tutta l’area con relativo innalzamento di quota, man mano che ci avviciniamo al crollo del 2006. Si passa infatti da un dislivello di circa m. 1,40 del punto più basso al più alto, rarissimi i materiali ceramici. A circa metà , rinveniamo un muretto anch’esso rasato in antico, perpendicolare alla cinta muraria ed anche al muro di contenimento del percorso di ronda, murato con calce e clasti calcarei, di uno spessore di cm. 50, scavato per un’altezza di 30 cm. circa, costruito sopra al piano di calpestio allo scopo di spezzare l’innalzamento di quota naturale, che segue l’andamento del colle Amerino, così come la cinta urbica.

 

Particolari del paramento murario
Percorso di ronda a valle del crollo, particolare

Lo scavo archeologico sul percorso di ronda a monte del crollo

Dopo aver tolto il terreno moderno relativo all’imbrecciamento del parcheggio che ricopriva le mura medievali, fino a circa 50-60 cm. dall’extradosso, si comincia lo scotico, evidenziando una prima US con terreno a matrice sabbiosa di colore nero con molti frammenti ceramici misti anche a moderni , la US 2 presenta terreno sabbioso nero a forma lenticolare,la lunghezza del tratto è di m. 24. La US 3 sempre della stessa natura geologica, si distingue dalla precedente per il colore giallo, al suo interno compaiono materiali edili, e viene delimitata solo nel tratto a monte del crollo, a ridosso della scarpata, ricoprendo in parte lo stipite di una porta in arsone . La spalletta verso il muro di cinta , conservata per un’altezza di m. 0,60, modanata in un unico blocco di arsone (travertino morbido locale) è allettata ad un muretto alto cm. 0,45 e si appoggia, solo in un secondo momento costruttivo. La soglia è parziale, in calcare e misura cm. 30 di larghezza, si nota la malta con la quale doveva essere posizionata per tutta la lunghezza originale di m.1,80, fino all’altro stipide, alto sempre cm. 60 largo cm. 20, è invece murato entro il muro perimetrale di ronda. La larghezza massima tra i due muri è in media di m.2,40.

 

Foto percorso di ronda a monte del crollo, e particolare della porta
Foto percorso di ronda

Al di sotto del piano di camminamento, vengono messe in risalto molte ossa di mucca, per lo più arti, a testimonianza che si tratta di parti anatomiche scelte, di grandi dimensioni, provenienti da macelli pubblici. Questa si rifà ad una tecnica costruttiva, già utilizzata dai Romani per i massetti stradali da alleggerire con ossa varie. Alla stessa fase appartengono, due muretti perpendicolari all’andamento delle mura medioevali con porta annessa di cui sopradetto, e molti mattoni, la cui produzione di massa inizia con Rinascimento.

La US 4 individuata nel lato sud della porta, può identificarsi con un livellamento del piano di calpestio antico con calce di colore giallastro. La us 5 è relativa al crollo di clasti calcarei e frammenti edilizi caotici, misti a terreno giallo sabbioso incoerente, con tracce di calce e sporadiche lenti di terreno nero in cui si rinvengono molte ossa animali non macellate, ma quarti di animali, deposti in situ in connessione anatomica, che possiamo ricolegare ad un momento storico preciso in cui la peste ed altre malattie fecero aimè il loro triste ed inesorabile corso anche nella Città di Amelia. Si evidenzia uno strato che dal crollo sale verso monte per uno spessore medio di m. 0,94 dove compare pochissima terra sciolta, ed uno spesso deposito di conci calcarei partinenti alle mura e scheggie, prodotte dal crollo di parte dell’alzato delle mura urbiche o del muro perimetrale del percorso di ronda, spesso oggi, m.50 ed alto in media m. 1,40. L’altezza del muro di cinta rispetto al camminamento della ronda, è in media di m. 3,10, all’interno sono emersi un gran numero di frammenti ceramici, che datano l’ultima fase del percorso al 1400, con ceramica dipinta in blu, verde ed azzurro, di buona fattura che ricorda le officine di Orvieto. Tolto questo al di sotto, compare con uno stacco netto un terreno sabbioso molto soffice, marrone scuro che sale per gradini artificiali, e che segue il percorso antico, rimarcando il salto di livello, man mano che ci avviciniamo al crollo.

Quanto fin ora descritto corrisponde alla prima fase dei lavori in situ, la seconda verrà ripresa solo un anno e mezzo dopo, con l’asportazione totale del livello di calpestio in battuto terragno, e l’individuazione di un’unità stratigrafica sabbiosa nera, con materiali archeologici in deposizione secondaria, probabilmente riferibili ad una sistemazione di età medievale, in cui compaiono ceramica romana, buccheroide grigia e impasti protostorici.

Il percorso di ronda a monte del crollo delle mura urbiche, verrà definitivamente smantellato nel 2009, mantenendo l’ultimo metro del tratto indagato, appena prima degli stipiti della porta. È stata effettuata preventivamente la fotogrammetria totale delle murature, durante lo smontaggio del percorso, è emersa una tenuta statica molto forte del muro, anche nei tratti che presentavano fratture evidenti fino alla fondazione, annullando di fatto la presunta fragilità. La lettura in fase di smontaggio, ha evidenziato una tecnica muraria, ben definita e ben assemblata con calce, grassello e pozzolana di ottima fattura. La sottofondazione misura cm. 40 in profondità ed ha una larghezza di cm. 20 rispetto all’alzato.

Foto tratto muro percorso di ronda particolare muratura

L’analisi strutturale del muro esterno perimetrale del percorso di ronda, rivela sicuramente una costruzione succedutasi all’innalzamento delle mura urbiche nel X, in molti tratti. In questo specifico, l’analisi delle diverse tessiture, complica la messa a punto dei rapporti tra i tipi murari lungo tutta la cinta, più volte restaurata anche in antico, rivelando l’attribuzione a diversi cantieri e maestranze che non hanno seguito logiche univoche. In alcuni tratti meglio conservati, (vedi foto sopra) appare evidente la ripartizione sub-orizzontale di filari in mattoni, che si intervallano per spessori di cm. 15-20. Nel tratto sopra esaminato se ne leggono 5, ed una sesta con profilo ondulato irregolare. All’interno di ogni ripartizione, blocchi calcarei squadrati più o meno regolarmente (da 15×10 cm. a 20×15 cm.) , probabilmente di riutilizzo, la irregolarità genera vuoti, riempiti con pezzatura piccola casuale, dove le schegge sono fortemente intonacate.

I materiali più antichi rinvenuti sul piano di calpestio datano l’utilizzo della struttura da parte dell’esercito al XIV-XV sec. d.C., mentre le mura urbiche vengono continuamente innalzate nel corso dei secoli. Nelle sezioni esposte dopo il crollo del 2006, è visibile un secondo piano di calpestio del percorso, più basso di 1 m. circa su tutta la lunghezza, e che fatte le dovute proporzioni, risalirebbe invece al X-XII sec.. A questo vanno attribuite le feritoie rinvenute nel percorso di ronda, a livello pavimentale, e che per tipologia, dovevano essere utilizzate per l’arco e la balestra, escludendo a tutti gli effetti le armi d fuoco, più tarde. Il percorso di ronda delle guardie, che con buona approssimazione, è stato costruito su buona parte del perimetro delle mura, present pendenze molto varie, che dovevano essere rimodulate con gradini bassi e profondi, così da renderne più agile il percorso. Le porte interne erano utilizzate come una maggior sicurezza, in caso che gli eserciti nemici riuscissero a penetrare il confine murario. Quasi sicuramente era coperto con travi di legno, e forse paglia in età medievale, poi sostituita con mattoni e tegole.

 

Foto tratto muro percorso di ronda particolare fratture sul crollo e fondazione

La tipologia caramica

A circa metà percorso di ronda, è stato individuato un deposito di ceramica, derivante da uno scarico di fornace, con molti frammenti malcotti, in ceramica di color verde, molto vetrosa. Le forme tipologiche rappresentate sono per lo più chiuse, come piccole brocchette ( foto 5) ed olle monoansate, o tazze con orlo polilobato( foto 1), monoansate. Insieme molti distanziatori ad anello(foto 2) in ceramica arancione e qualche zampa di gallo. Molti i frammenti di anse a tortiglione facenti parte di boccali, frammenti paretali di bacini in maiolica arcaica con disegni floreali, che riproducono le foglie delle querce, in verde contornate di manganese ( foto 3 e 4). Numerosi anche i frammenti di ciotole trococoniche con decorazioni interne, verso il bordo, di tipo geometrico, con motivi a cordicella ritorta in verde e motivi floreali centrali, sottolineati con linee di manganese ( foto 6). In un frammento forse di fondo, entro il cavetto si legge una decorazione che ricorda un motivo a scudo, sempre in manganese (foto 7) e gli spazi, sono riempiti da verde rame . C’è anche una chiave in ferro con presa ad anello schiacciata (foto 8) e canna vuota. I collegamenti tipologici e stilistici delle decorazioni conducono a rapporti con l’alto Lazio, sopratutto con Viterbo, ma anche con Orvieto, le datazioni per la ceramica più antica è riferibile al XII, fino al XIV-XV, per arrivare agli strati di abbandono delle strutture murrie datate al XVI con le maioliche dipinte di blu, che riportano lettere dell’alfabeto, da annoverare tra le ceramiche degli Speziali.

La tipologia caramica 1
La tipologia caramica 2

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