Tracce di un passato monumentale fanno capolino al museo della Mille Miglia. Un’importante scoperta archeologica ha innalzato il valore storico del monastero di Santa Eufemia della Fonte a Brescia.
I resti della chiesa originaria del monastero benedettino sono venuti alla luce durante i lavori per la sistemazione di un collettore di acque sorgive. Dal 1008 – anno della fondazione del monastero per volontà del vescovo di Brescia Landolfo – muri e strutture vengono a regalarci qualche scorcio sul Medioevo, uno dei periodi storici più affascinanti della storia dell’Europa.
TRA L’APRILE e il maggio scorso, i funzionari del Comune e della Soprintendenza hanno intrapreso indagini approfondite arrivando così a far emergere la parte meridionale della chiesa monastica che tutt’ora giace sommersa nel terreno. Secondo gli esperti, la struttura riportata in superficie è solo un terzo del perimetro originario della chiesa. Il resto della struttura si estende verso nord dove a oggi si trovano la strada che permette di giungere alla chiesa parrocchiale e la piccola chiesa di San Paterio.
L’EPOCA della chiesa monastica originaria si colloca tra quella di due altri grandi monasteri vescovili bresciani: San Faustino (seconda metà del IX secolo) e Serle (1039). E il confronto non si gioca solo sul dato anagrafico, ma anche su quello artistico. La chiesa di Sant’Eufemia presenta un rango archiettonico tale da poterla classificare al fianco degli altri siti bresciani.
«Aver ritrovato questi resti è molto importante non solo per la storia dell’architettura medievale, ma anche per misurare la potenza vescovile in quel periodo» spiega Andrea Breda, dell’ufficio operativo di Brescia della Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia.
Il sito rivela la presenza di strutture che apparterrebbero a diverse fasi: all’XI secolo il perimetrale meridionale del’edificio, i resti di pavimentazione e un primitivo catino absidale, al periodo tra il XII e il XIII secolo un intervento di ristrutturazione del transetto e alcune murature di incerta attribuzione, e infine, a un’epoca più tarda risalirebbe una possente muratura, forse riferibile a una torre. Rinvenute anche numerose tombe.
L’AVER portato alla luce del sole i resti della chiesa non ha però esaurito tutti i misteri. Un paio di domande rimangono ancora senza risposta. La prima è collegata a una possente muratura sul lato sud del perimetro della chiesa. Di questa gli archeologi dovranno scoprirne la funzione. Si ipotizza possa essere o il resto di un campanile o di una fortificazione. Il secondo mistero riguarda la datazione del Naviglio Grande che si dirama dal fiume Chiese e che passa non lontano dal sito. «In base a quanto lo scavo si estende a sud si potrà verificare se il Naviglio Grande è stato realizzato in età alto medievale o in età romana» afferma Breda. Soddisfare questa domanda potrebbe portare quindi a delle novità nella topografia antica della città.
TESORI simili non hanno certo atteso secoli per venire ammirati solo dal cielo. «L’intento della Loggia – come conferma l’assessore ai lavori pubblici Mario Labolani – è di creare un percorso museale in modo che tutti possano godere dello spettacolo della storia: bresciani e turisti». Terminata le indagini e lo scavo a sud della chiesa, inizieranno quindi i lavori per la realizzazione di una passarella per la fruizione del pubblico.
Da un giorno all’altro due realtà vicine ma lontane si contenderanno quindi l’interesse dei visitatori: la tecnologia delle automobili moderne nel museo della Mille Miglia e l’architettura medievale che tornata a respirare dopo un millenio di sepoltura. «Il Comune di Brescia ha speso 30 mila euro per lo scavo – commenta Labolani – e ne investirà altri 15 mila per i lavori nella zona sud del sito». Anche Ennio Garzetti, presidente della Sud, assicura che la circoscrizione farà la propria parte per «promuovere gite e visite».
Silvia Ghilardi su bresciaoggi.it