Una necropoli longobarda negli scavi della Asti-Cuneo


Eccezionale ritrovamento durante i lavori di costruzione dell’autostrada: a Sant’Albano Stura scoperte 760 tombe del settimo secolo

La più grande necropoli longobarda in Italia, ricca di  760 tombe,   una tra le principali anche in Europa in quanto ascrivibile a un unico secolo, il VII, e’ emersa  a Sant’Albano Stura,  durante i lavori per l’autostrada Asti-Cuneo. Un ritrovamento eccezionale – anche perché più della metà delle sepolture è dotata di corredi funerari –   venuto alla luce a partire dalla primavera 2009, ma di cui la soprintendente ai Beni archeologici Egle Micheletto dà notizia solo ora, a poche settimane dalla  conclusione degli scavi.  Scavi iniziati in situ,  conclusi, grazie al trasporto  dei preziosi materiali e della terra che li copriva,  nel laboratorio del Museo di Antichità di Torino e finanziati dall’Anas per 950mila euro.

“Era in corso da parte nostra un’attività preventiva,  come sempre succede in occasione di un importante cantiere – dice Micheletto. –  Poco per volta si è configurata una ‘necropoli a righe’, con una trentina di tombe distribuita su ognuna”. La soprintendente spiega anche che la conformazione delle  tombe, in piena terra, non ha permesso la restituzione  di resti umani, data forse l’acidità del terreno: “Sono giunte a noi solo le ossa di un bambino, perché la sua sepoltura aveva una copertura di mattoni”. Proprio la tipologia delle tombe  ha portato poi alla decisione di trasportare i materiali di scavo nel laboratorio torinese: “In questo modo il cantiere dell’Anas non ha subito troppe interruzioni, solo un rallentamento di otto o nove mesi, durante i quali erano al lavoro  sempre  venti nostri archeologi”.
E’ iniziata poi la fase di analisi  dei materiali,   tra questi circa  40 collane con vaghi in pasta vitrea e ambra,  braccialetti,  fibule, rari orecchini in oro e argento, e poi armillae in bronzo, cinture maschili multiple ageminate, spade, punte di lancia e ancora monete. “Si pensa a un importante insediamento longobardo, una fara, che sorgeva in prossimità del fiume, per funzioni ancora da chiarire – continua Micheletto. –  Non possediamo sufficienti  documenti sulla presenza di quella popolazione nell’area, dobbiamo  ancora approfondire la  vicenda”.
In attesa di decidere come presentare al pubblico i frutti della scoperta – l’ipotesi è che siano distribuiti tra il Museo Civico di Cuneo e un futuro museo sullo Stura  a Sant’Albano – la soprintendente Micheletto ha un sogno: “Vorrei presentare in una mostra a Torino i ritrovamenti barbarici del territorio, in particolare longobardi: da questi  di Sant’Albano, a quelli della necropoli di Collegno, ricca ma molto meno estesa,  ai  reperti emersi di recente a Momo, nel novarese”.

dI Marina Paglieri – http://torino.repubblica.it/

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