La chiesa di colle Pellea a Montoro – Narni

LA CHIESA DI COLLE PELLEA – Montoro-NARNI

Andrea Lisciarelli e Tania Suadoni

Nei mesi di Aprile-Maggio 2010, a seguito dei lavori per la realizzazione di un parco con pannelli fotovoltaici, in località Colle Pellea a Montoro di Narni, è stata segnalata la presenza di strutture antiche nel terreno del Marchese D’Annibale.
La Soprintendenza Archeologica per L’Umbria ha ritenuto opportuno, indagare una piccola porzione dell’area, interessata da suddette lavorazioni, per la presenza di numerosi materiali archeologici e strutture murarie.

L’area era stata precedentemente segnalata, in un altro punto limitrofe, con l’individuazione di una cisterna di età romana, che è stata rilevata, fotografata e oggi completamente interrata.

Il perimetro indagato ha le seguenti coordinate assolute: Longitudine 12°47’76”,33 Latitudine 40°50’09”,43 e altitudine di 146,9 m. s.l.m. Distante dal corso del fiume Nera soltanto 300m. circa.

Il sito ha dimensioni di m. 15×10, lungo il confine nord, è impostato su una fascia di terreno lievemente rialzata rispetto ai campi circostanti.

Si gode da questo punto una visibilità di 360 gradi, e visto che nell’area ci sono ancora oggi, poche abitazioni e molti campi incolti, ciò ha mantenuto pressoché intatti gli antichi sedimenti, dai lavori edili e dalle pesanti macchine agricole.

I ritrovamenti dapprima sono stati caratterizzati da frammenti di manufatti ceramici risalenti all’età protostorica e romana, poi si è circoscritta un’area delimitata da lacerti murari, poco visibili perché ricoperti da fitta vegetazione selvatica.

Dopoaver effettuato una grossolana ripulitura, sono emersi numerosi setti murari in buone condizioni, tra cui un’area a forma di semicerchio , che ha immediatamente fatto ipotizzare il rinvenimento di una Chiesa.

Si è proceduto fin dove possibile alla rimozione del terreno arativo tutto intorno al perimetro con un miniescatore, che ha velocizzato questa prima parte dei lavori, per poi proseguire lo scavo a mano nei punti che destavano più dubbi e criticità strutturali.


Muro perimetrale est                                             Corpo centrale della chiesa    

Il perimetro completo della chiesa, è leggibbile solo dopo una minuziosa ripulitura tutt’intorno all’area; la pianta è rettangolare absidata di lunghezza di m. 11,80 x e larghezza di m. 8,15 totali.
Sono pochi i tratti di alzato murario che non superano i cm. 10, tutto il resto è stato rasato, i materiali edili riutilizzati nel tempo ed anche le moderne lavorazioni agricole di tipo meccanico, hanno fortemente modificato l’altitudine naturale del piano di campagna, che oggi si trova più basso di circa un metro rispetto a quello antico di età medievale.

Le murature sono tutte costruite contro terra, con schegge calcaree a spigoli vivi di varia pezzatura, frammenti di mattoni e malta cementizia costituita da ghiaino fluviale, calce e pozzolana, compaiono inoltre anche alcuni cubilia, frammenti di dolia, e ceramica di età classica.

La parte centrale della struttura si presenta molto danneggiata, sia per la presenza di tronchi d’albero selvatici, sia precedentemente per gli avvenuti crolli strutturali dell’alzato, che si sono riversati al centro della struttura stessa.
La chiesa doveva essere pavimentata con mattoni di argilla rossa allettati da malta molto ricca di calce, a formare quasi sicuramente una sintassi decorativa, che si è mantenuta solo per pochi tratti, in prossimità degli angoli interni dei muri perimetrali.

Foto pavimentazione e rasature pilastri

Il livello Pavimentale

Lungo il lato est è leggibile un pilastro quadrato sempre in mattoni e malta, situato tra il muro perimetrale ed una porzione di pavimento. A partire da quest’ultimo punto a circa cm. 50 verso nord, ripulendo emergono i resti di un arco completamente riverso a terra con mattoni a coltello su doppia fila accostata per uno spessore totale di cm. 40-45.
L’abside di forma pseudo circolare è anch’essa rasata al livello pavimentale, e si riconosce solo per piccole superfici. Dopo essere stata ripulita dall’humus , si delinea al centro una grossa fenditura che l’attraversa in senso longitudinale larga cm. 50 circa nel punto mediano, per poi allargarsi fino a cm. 100 verso il centro della Chiesa. All’interno il terreno giallo di origine argillosa si è depositato nei secoli insieme all’ humus boschivo, foglie e molti sassi che vi sono stati gettati dai contadini, che da sempre dissodano i terreni e li ripuliscono .

Crollo di un Arco e lacerti di pavimentazione

E’ curioso che tra i detriti ci siano tanti materiali come cubilia e ceramica di età romana accompagnati da ceramica protostorica, sia entro la fenditura che sparsi su tutta la superficie della chiesa ma anche nel terreno circostante.

Foto dell’abside, interno ad esterno     

L’Abside e la Cripta

La spaccatura muraria, viene in un primo momento ripulita a mano per capirne l’entità, poi in un secondo momento ci si rende conto che lo scollamento, ha avuto origine da un’apertura a bocca di lupo che si innesta sull’abside, e che prevede sicuramente la presenza di un ambiente ipogeo che anticamente andava areato.

Si decide alla presenza degli organi preposti alla tutela, Soprintendenza Archeologica per l’Umbria, Funzionario Dott.ssa M.C De Angelis, Geom. F. Giordano, società Terni Energia S.P.A., società Mateda, giunti sul posto per una riunione, di continuare ad indagare l’ambiente sotto l’abside con l’ausilio di un mini escavatore e di un operaio per valutare l’entità del terreno da togliere nella fessurazzione.

A lavori ultimati, si delinea un ambiente ipogeo costruito sotto l’abside, delle stesse misure della struttura sovrastante, in ottime condizioni, profonda m.2 circa con un pavimento in schegge calcaree livellate con molta malta.

Le pareti sono anch’esse costituite da pietra fino all’imposta della volta, segnata lungo la circonferenza da una solo fila di mattoni messi in orizzontali dal quale partiva la stessa. Quest’ultima in origine era rivestita con materiale poi espoliato, forse grandi mattoni o marmo in piastrelle rettangolari spesse cm. 2, di cui rimangono le impronte sulla malta.

Mentre nel lato nord e centrale del vano si è giunti alla quota pavimentale, rimuovendo grandi quantità di terreno, lungo il lato sud, invece, si è individuato ad una profondità di m. 0,80 dalla volta, un terreno più compatto con presenza di ossa animali ( tra cui ovini, bovini e cane) ed umane. Si è allora proceduto allo scavo stratigrafico del testimone lungo m.2 x m.0,9 profondo fino al pavimento m. 0,60 circa.
Con grande difficoltà si delineano almeno 5 individui, tutti sovrapposti: tra il I° ed il II° corpo, non c’era né terreno , né traccia di tavolati, cosicché i corpi sono risultati immersi e mischiati tra loro. Le deposizioni , dal ritrovamento delle braccia e delle gambe, sembrano in posizione pseudo-supina, ma il cranio, appare staccato dalle vertebre del collo, per alcuni centimetri, le mandibole e le mascelle sono sparse intorno al collo così come i denti.
I crani sono in tutti i corpi rivoltati, con il foro occipitale in alto, la presenza di ossa animali fanno pensare alla possibilità che quelle umane siano state danneggiate e rimaneggiate dagli stessi.
Non compaiono segni di fosse nel terreno o tracce di casse lignee, l’unico elemento che distanzia le ossa piatte dei bacini e le spalle l’uno dall’altro , è dato da frammenti di tegolame in posizione orizzontale . Non compaiono tracce di corredo o di un particolare rito funerario.

Deposizioni, porta dell cripta e bocca di lupo    

I corpi rinvenuti presentano tutti le ossa cave, prive di midollo, in cui si erano infilate decine di radici di colore rosso, tipiche delle cavità ipogee, buie, ed umide, che in parte, hanno permesso di mantenere la posizione degli arti inferiori in sito.
La lunghezza dei corpi, del primo ed del terzo sono circa m. 1,50-1,30 e le dimensioni del cranio, con le suture non ancora totalmente saldate, ci hanno indotto a pensare che gli individui fossero verosimilmente bambini. Inoltre da un primo esame dei denti se n’è avuta conferma almeno per tre individui.

Al di sotto dei corpi, compare ancora un banco di terreno misto a sassi e tegole, dal quale non sembrano provenire altre ossa, non è stato più possibile indagare oltre per carenza di fondi.
La presenza della cripta in una chiesa di paese, fuori dal nucleo abitativo moderno, ha mosso una certa curiosità per la struttura stessa, che si è fin’ora dimostrata più articolata del previsto.Si decide dunque di pulire e scavare anche il lato di chiusura verso il centro della chiesa stessa.

E’ così emersa la presenza di una porta , proprio sotto la parte più ampia della spaccatura della volta-tetto della cripta, composta da una soglia in travertino locale lunga cm.110 e larga cm.20sul quale si impostano le spallette in mattoni, alte m. 2 e spesse m.0,20 in cui a metà altezza si notano due fori quadrati per l’innesto della porta.
La presenza di questa ultima pone in essere la possibilità che vi sia almeno un secondo vano ipogeo, che si snoda lungo il corpo centrale della chiesa, e che oggi appare dal terreno dietro la porta come riempito da un deposito compatto di circa 2m. di argille gialle e rosse umide.

segni e spoliazione soffitto cripta e pavimentazione cripta    

Il corpo centrale

la disposizione dei grandi blocchi crollati nell’area centrale al di sopra potrebbe confermare l’ipotesi secondo la quale, a seguito di un cedimento strutturale, sotterraneo, forse dovuto a infiltrazioni di acqua, si sia successivamente venuto a creare anche quello in alzato.

Anche in superficie la presenza continua di grosse porzioni di muri crollati, ed inamovibili, crea molte difficoltà di lettura per ristabilire la planimetria originaria . Non è ancora chiaro se si possa parlare di tre navate o di una unica, perché lungo il perimetro non è stato possibile capire con certezza se ci fosse o no un portale.

Le uniche strutture esterne sono due pseudo contrafforti, lungo il lato a valle sud, costruiti in un secondo momento ed addossati al perimetro originale, che dovevano sorreggere il muro sud oggi fortemente danneggiato, e visibilmente scollato dal resto della struttura.

I materiali

L’assenza di materiale ceramico dipinto ed invetriato pone un altro punto interrogativo sull’età della struttura che pare sia stata votata a San Lorenzo Martire, tesi questa ad oggi tutta da verificare.
Dai materiali recuperati durante i dieci giorni di scavo, troviamo molti frammenti di epoca romana tra cui puntali di anfore da vino ed olio, e piccoli vasi in ceramica biscotto, manici di anfore e brocche di epoca romana.
Relativi alla fase medievale sono molti frammenti di orli e pareti, sicuramente prodotti in zona, vista la forte presenza di mica, riconducibili ad olle in ceramica da fuoco, e pareti di vasellame di impasto protostorico. Notevole la presenza di schegge anche di grandi dimensioni di selce bianco latte, di buona qualità utilizzata e lavorata per tutto il medioevo per farne acciarini da fuoco.

Foto materiali pertinenti al medioevo

Foto materiali di età romana

Foto materialipertinenti all’età del Bronzo

 

Conclusioni

La struttura muraria può essere cronologicamente attribuita, a seguito dei dati ricavati dallo scavo archeologico, eseguito solo parzialmente al 1300 circa.
La presenza di materiali di età romana conferma che l’area indagata, fosse ben conosciuta e tesorizzata dai romani, soltanto qualche centinaio di metri più a valle con grandi cisterne.

Il fatto di trovare cubila, induce poi a pensare alla presenza di ville rustiche, o un sistema di cisterne per la cui costruzione, sono stati operati grandi sbancamenti di terreno in epoca antica , che hanno distrutto insediamenti protostorici già più volte confermati sul territorio.

Ricordiamo poi l’importanza topografia del sito, che si erge nell’area interna di una sponda del fiume Nera, anticamente navigabile, con annesso porto fluviale, e documentata presenza sociale.

Dott.A.Lisciarelli e Dott.ssa Tania Suadoni 
Committenza Lavori Società Mateda S.r.L.
Direzione Lavori Soprintendenza Archeologica per L’Umbria
Esecuzione lavori Società Archexplorers Dott. A. Lisciarelli Dott.ssa T.Suadoni
Foto e disegni A.Lisciarelli T.Suadoni 

 

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