Il Colosseo nel medioevo

Da spettacolare arena dei gladiatori a “condominio” con stalle, case private e laboratori di artigiani. La “seconda vita” del Colosseo, e cioè la sua fase medievale, si svela grazie agli scavi condotti dalla Soprintendenza archeologica in collaborazione con l’università di Roma Tre. Se la storia del Colosseo come Anfiteatro è certamente più nota, la sua fase “residenziale” “è però più lunga  –  spiega Rossella Rea, direttrice del monumento  –  perché parte dalla fine del IX secolo e dura almeno fino al terremoto del 1349”. 

A mostrare come doveva apparire il monumento nel Medioevo sono gli scavi e i reperti portati alla luce dagli studenti romani e da alcuni ospiti dell’American University of Rome, diretti da Riccardo Santangeli Valenzani, professore di archeologia medievale, e coordinati da Giulia Facchin. Il Colosseo era diviso in una serie di ambienti  –  usati come botteghe, magazzini, stalle o abitazioni  –  affittati a sublocatari dalle autorità ecclesiastiche, che avevano preso il controllo sul monumento, e in particolare dal convento dei frati di Santa Maria Nova, che ancora sorge lì vicino. Gli ambienti si aprivano sull’arena centrale, mai edificata, che “veniva usata come una sorta di disimpegno, di spazio comune” spiega Santangeli Valenzani. 

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Nella campagna in corso, la terza di un progetto cominciato nel 2011, gli studenti-archeologi, che lo scorso anno avevano individuato un ambiente con un focolare, hanno scoperto all’interno del cuneo 9 uno degli accessi privati al Colosseo. Un ingresso con un cancello posto su una strada battuta che portava fino all’arena. Sotto un muretto del XII secolo è stato scoperto anche un condotto fognario flavio, perfettamente integro. Segni tangibili della funzione abitativa sono, invece, le ceramiche rinvenute durante gli scavi, usate per cucinare. Ma non solo: tra gli oggetti ritrovati, c’è anche una scimmietta in avorio, forse usata come pedina da scacchi o come soprammobile. La campagna 2014 si chiuderà domani, ma gli scavi proseguiranno il prossimo anno: “Come tutti i settori di ricerca, anche l’archeologia soffre la mancanza di finanziamenti  –  commenta Rea  –  Ma grazie alla collaborazione con Roma Tre per qualche settimana all’anno riusciamo a portare avanti un lavoro altrimenti impossibile”. L’obiettivo per il futuro è di approfondire le fasi successive. Se l’organizzazione a lotti in affitto venne superata con la trasformazione in roccaforte da parte della famiglia Frangipane, nei secoli successivi l’Anfiteatro Flavio ebbe molte altre vite. Nel ‘700, ad esempio, fu abitato anche da eremiti, come testimoniano le lapidi sepolcrali conservate nella cappella.

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Sara Grattoggi su roma.repubblica.it

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